Esiste una differenza importante fra solitudine e quiete: la solitudine è un sentimento involontario, non desiderato. L'essere solo, la quiete, è invece qualcosa di volontario, una scelta deliberata. Come Gesù "congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare; venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù" (Mt 14,23). Come dovremmo fare noi per essere in intimità col Signore: Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt 6,6). La quiete è positiva.
Invece non lo è quella solitudine che tutti noi abbiamo sperimentato nelle sue varie forme. Quella solitudine dura e triste che spegne la voglia di vivere; quella solitudine che ti fa sentire isolato anche in mezzo alla folla, e che chiude ogni tua decisione nella prigione della paura. E' in questi momenti che tutto ci appare confuso e difficile, al punto da smarrire addirittura la speranza.
Invece non lo è quella solitudine che tutti noi abbiamo sperimentato nelle sue varie forme. Quella solitudine dura e triste che spegne la voglia di vivere; quella solitudine che ti fa sentire isolato anche in mezzo alla folla, e che chiude ogni tua decisione nella prigione della paura. E' in questi momenti che tutto ci appare confuso e difficile, al punto da smarrire addirittura la speranza.
Mi sono chiesta e mi chiedo tante volte cosa sarebbe stata la mia vita senza la presenza di Dio. Oppure cosa sarebbe la mia vita senza avere la certezza che Dio mi aiuta,che è sempre dalla mia parte. “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi”?(Rm.8,31)
Dio ha preparato il meglio per me e vuole che io sia felice. Sono passati tanti anni dal giorno che Gesù ha toccato il mio cuore con il Suo amore e attraverso questo articolo voglio ringraziare prima Dio e poi tutte quelle persone che mi testimoniarono il fatto che anch’ io avrei potuto conoscerlo personalmente e che la mia vita sarebbe cambiata con Lui. Sono dispiaciuta per quelle persone che sono lontane da Lui, non lo conoscono e non sanno quanto Gesù li ami e quanto bene vuole fare per loro.
Persone disperate, sole, che soffrono nell’ anima e nel corpo. Eppure per tutta l’umanità c’è una via d’uscita, e l’unica Via è: Gesù. Ma se nessuno glielo dice come verranno a saperlo? Ecco perché è fondamentale l’evangelizzazione. Proclamare agli altri la grandezza di Dio, dirgli del sacrificio di Gesù sulla croce, che la loro vita può essere trasformata interamente, che la disperazione diventa speranza per tutta l’umanità. Con questo articolo voglio dire grazie a coloro che mi parlarono di Gesù e grazie a tutti coloro che ogni giorno dedicano la loro vita, il loro tempo, le loro preghiere per far conoscere Gesu’. Il Signore li benedica!
Dio ha preparato il meglio per me e vuole che io sia felice. Sono passati tanti anni dal giorno che Gesù ha toccato il mio cuore con il Suo amore e attraverso questo articolo voglio ringraziare prima Dio e poi tutte quelle persone che mi testimoniarono il fatto che anch’ io avrei potuto conoscerlo personalmente e che la mia vita sarebbe cambiata con Lui. Sono dispiaciuta per quelle persone che sono lontane da Lui, non lo conoscono e non sanno quanto Gesù li ami e quanto bene vuole fare per loro.
Persone disperate, sole, che soffrono nell’ anima e nel corpo. Eppure per tutta l’umanità c’è una via d’uscita, e l’unica Via è: Gesù. Ma se nessuno glielo dice come verranno a saperlo? Ecco perché è fondamentale l’evangelizzazione. Proclamare agli altri la grandezza di Dio, dirgli del sacrificio di Gesù sulla croce, che la loro vita può essere trasformata interamente, che la disperazione diventa speranza per tutta l’umanità. Con questo articolo voglio dire grazie a coloro che mi parlarono di Gesù e grazie a tutti coloro che ogni giorno dedicano la loro vita, il loro tempo, le loro preghiere per far conoscere Gesu’. Il Signore li benedica!
Mi sono ispirato a una parte di una poesia di Cesare Pavese " Lavorare Stanca", che qui di seguito vi propongo..
Ma oltre all'ispirazione ricevuta dalla poesia, le altre fonti di ispirazione sono arrivate dal mondo che mi circonda; molte volte osservo le persone, la nostra società, il nostro modo di vivere, comunicare, socializzare, gestire i rapporti umani e interpersonali, per questo ho pensato a un articolo dal titolo Perdersi nell'Infinito...
Ma oltre all'ispirazione ricevuta dalla poesia, le altre fonti di ispirazione sono arrivate dal mondo che mi circonda; molte volte osservo le persone, la nostra società, il nostro modo di vivere, comunicare, socializzare, gestire i rapporti umani e interpersonali, per questo ho pensato a un articolo dal titolo Perdersi nell'Infinito...
Qualcuno ha detto che l'importante della vita, più della mèta, è il viaggio. Qualcosa di simile lo troviamo nelle Scritture, dove il nostro Viaggio con Dio, con i suoi alti e bassi è più importante della mèta. La mèta è il punto di arrivo, mentre la vita è il Viaggio.
Questo mi fà ricordare novembre 1988, quando un amico regalò a me e Loira un nastro con l'ultimo disco degli U2 "Rattle and Hum". Ascoltammo più volte gli splendidi brani contenuti e tra questi ce n'era uno " I Still Havent Found What I'm Looking For" (Non ho ancora trovato ciò che sto cercando" che condivido oggi.
Questo mi fà ricordare novembre 1988, quando un amico regalò a me e Loira un nastro con l'ultimo disco degli U2 "Rattle and Hum". Ascoltammo più volte gli splendidi brani contenuti e tra questi ce n'era uno " I Still Havent Found What I'm Looking For" (Non ho ancora trovato ciò che sto cercando" che condivido oggi.
La donna più bella. Inizio sempre i miei incontri invitando le persone presenti a ricordarsi l'un l'altro, a voce alta, di essere persone "stupende e meravigliose". Stupende e meravigliose, quindi...bellissime! Per questo desidero condividere la storia della modella e atleta Turia Pitt.
E’ il 2011 quando Turia partecipa alla maratona di 100 km nelle campagne intorno alla città di Kimberly, in Sudafrica. Qui all’improvviso durante la corsa, lei ed altri 5 concorrenti rimangono intrappolati in un incendio divampato all’interno di una gola rocciosa. Non c’è via di fuga, le fiamme avvolgono il gruppo e l’intervento dei soccorsi riesce ad evitare il peggio.
Le ambulanze sfrecciano in direzione dell’ospedale più vicino dove si cerca di fare il possibile per salvare la vita degli atleti feriti. Dopo un lungo periodo in terapia intensiva Turia si risveglia tra le mura della clinica: la sofferenza fisica si mischia a quella psicologica, ha perso l’uso delle dita nella mano destra, il corpo le procura forti dolori ed il volto è completamente ustionato.
La pelle scurita dalle bruciature ha cancellato quasi completamente i suoi lineamenti, gli 800 giorni in ospedale e gli oltre 100 interventi chirurgici non sono bastati a restituirle quel corpo che fino a poco tempo prima dell’incendio le aveva permesso di sfilare sulle passerelle della moda e di gareggiare come sportiva in numerose competizioni...
E’ il 2011 quando Turia partecipa alla maratona di 100 km nelle campagne intorno alla città di Kimberly, in Sudafrica. Qui all’improvviso durante la corsa, lei ed altri 5 concorrenti rimangono intrappolati in un incendio divampato all’interno di una gola rocciosa. Non c’è via di fuga, le fiamme avvolgono il gruppo e l’intervento dei soccorsi riesce ad evitare il peggio.
Le ambulanze sfrecciano in direzione dell’ospedale più vicino dove si cerca di fare il possibile per salvare la vita degli atleti feriti. Dopo un lungo periodo in terapia intensiva Turia si risveglia tra le mura della clinica: la sofferenza fisica si mischia a quella psicologica, ha perso l’uso delle dita nella mano destra, il corpo le procura forti dolori ed il volto è completamente ustionato.
La pelle scurita dalle bruciature ha cancellato quasi completamente i suoi lineamenti, gli 800 giorni in ospedale e gli oltre 100 interventi chirurgici non sono bastati a restituirle quel corpo che fino a poco tempo prima dell’incendio le aveva permesso di sfilare sulle passerelle della moda e di gareggiare come sportiva in numerose competizioni...
Non rubare. Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Tutti siamo giustamente pronti a condannare il furto e l'appropriazione indebita.
Ma c'è una dimensione del "non rubare" che non viene menzionata, a volte neppure dai credenti. E' il "rubare" a Dio. Rileggiamo ciò che la Parola di Dio ci insegna:
"Io sono il Signore, non cambio... Ritornate a me e io tornerò a voi, dice il Signore degli eserciti. Ma voi dite: «Come dobbiamo tornare?». Può un uomo frodare Dio? Eppure voi mi frodate e andate dicendo: «Come ti abbiamo frodato?». Nelle decime e nelle primizie" (Malachia 3, 6-8)
Il Signore non cambia. E' lo stesso. Ieri, oggi e per sempre. Ci invita a TORNARE a Lui. Come? Non frodandolo, derubandolo, di COSE che gli appartengono: decime (il 10% di ogni rendita) e primizie (i primi frutti, la parte migliore)
"Onora il Signore con i tuoi averi e con le primizie di tutti i tuoi raccolti; i tuoi granai si riempiranno di grano e i tuoi tini traboccheranno di mosto" (Proverbi 3,9-10) ..
Ma c'è una dimensione del "non rubare" che non viene menzionata, a volte neppure dai credenti. E' il "rubare" a Dio. Rileggiamo ciò che la Parola di Dio ci insegna:
"Io sono il Signore, non cambio... Ritornate a me e io tornerò a voi, dice il Signore degli eserciti. Ma voi dite: «Come dobbiamo tornare?». Può un uomo frodare Dio? Eppure voi mi frodate e andate dicendo: «Come ti abbiamo frodato?». Nelle decime e nelle primizie" (Malachia 3, 6-8)
Il Signore non cambia. E' lo stesso. Ieri, oggi e per sempre. Ci invita a TORNARE a Lui. Come? Non frodandolo, derubandolo, di COSE che gli appartengono: decime (il 10% di ogni rendita) e primizie (i primi frutti, la parte migliore)
"Onora il Signore con i tuoi averi e con le primizie di tutti i tuoi raccolti; i tuoi granai si riempiranno di grano e i tuoi tini traboccheranno di mosto" (Proverbi 3,9-10) ..
Cosa ti trattiene al palo?
Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall'elefante che, come scoprii più tardi, era l'animale preferito di tanti altri bambini. Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune... ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l'elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. e anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.
Che cosa lo teneva legato? Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell'elefante; qualcuno mi disse che l'elefante non scappava perché era ammaestrato... allora posi la domanda ovvia: "se è ammaestrato, perché lo incatenano?". Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.
Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell'elefante e del paletto. Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l'elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo.
Chiusi gli occhi e immaginai l'elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui, così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza. L'elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché crede di non poterlo fare: sulla sua pelle è impresso il ricordo dell'impotenza sperimentata e non è mai più ritornato a provare... non ha mai più messo alla prova di nuovo la sua forza... mai più!....
Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall'elefante che, come scoprii più tardi, era l'animale preferito di tanti altri bambini. Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune... ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l'elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. e anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.
Che cosa lo teneva legato? Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell'elefante; qualcuno mi disse che l'elefante non scappava perché era ammaestrato... allora posi la domanda ovvia: "se è ammaestrato, perché lo incatenano?". Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.
Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell'elefante e del paletto. Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l'elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo.
Chiusi gli occhi e immaginai l'elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui, così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza. L'elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché crede di non poterlo fare: sulla sua pelle è impresso il ricordo dell'impotenza sperimentata e non è mai più ritornato a provare... non ha mai più messo alla prova di nuovo la sua forza... mai più!....
In Lui la morte non esiste
Non vado spesso al cimitero. Preferisco ritrovare i miei cari nel mio cuore ovunque io sia. Stamattina però ho deciso di andarci facendo una piccola passeggiata. Piovigginava un poco e c’era una bella luce, di quelle che piacciono tanto a chi è appassionato, come me, di fotografia.
Le poche volte che entro nel campo santo preferisco farlo quando non c’è nessuno, in una situazione più intima, forse oggi ne sentivo il desiderio dopo la confusione e le preghiere tristi di Ognissanti. Entrando mi sono fatto il segno della croce, così come ci hanno sempre insegnato sin da piccoli e subito dopo mi sono addentrato nel labirinto un po’ surreale fatto di piccole edicole lucide: “avrà il marmo con l'angelo che spezza le catene..”, come cantava Francesco Guccini. Percorrendo i viottoli con il classico suono della ghiaia sotto i piedi sono andato anch’io a “visitare” i nonni paterni, i bisnonni, mia mamma.
Un sorriso a tutti, ben sapendo che non sono lì ma che da quel luogo sono comunque passati....
Non vado spesso al cimitero. Preferisco ritrovare i miei cari nel mio cuore ovunque io sia. Stamattina però ho deciso di andarci facendo una piccola passeggiata. Piovigginava un poco e c’era una bella luce, di quelle che piacciono tanto a chi è appassionato, come me, di fotografia.
Le poche volte che entro nel campo santo preferisco farlo quando non c’è nessuno, in una situazione più intima, forse oggi ne sentivo il desiderio dopo la confusione e le preghiere tristi di Ognissanti. Entrando mi sono fatto il segno della croce, così come ci hanno sempre insegnato sin da piccoli e subito dopo mi sono addentrato nel labirinto un po’ surreale fatto di piccole edicole lucide: “avrà il marmo con l'angelo che spezza le catene..”, come cantava Francesco Guccini. Percorrendo i viottoli con il classico suono della ghiaia sotto i piedi sono andato anch’io a “visitare” i nonni paterni, i bisnonni, mia mamma.
Un sorriso a tutti, ben sapendo che non sono lì ma che da quel luogo sono comunque passati....
Domare la propria lingua sembra facile, ma non lo è.
Ma Tutto è possibile a chi crede! Fino a qualche tempo fa, eravamo quasi all’oscuro circa il corpo umano; oggi grazie ai raggi X possiamo esplorarne l’interno. Possiamo osservare il cuore ma non lo spirito o l’anima.
Il cervello, ma non la mente. La scienza medica ha fatto molto per aiutare il corpo che si ammala. Se i nostri occhi si indeboliscono, noi possiamo mettere occhiali. Se i nostri reni o il nostro cuore si indeboliscono, noi possiamo avere un trapianto. Ma per quanto so, c’è una parte del corpo che non è ancora stata trapiantata: la lingua.
Ma Tutto è possibile a chi crede! Fino a qualche tempo fa, eravamo quasi all’oscuro circa il corpo umano; oggi grazie ai raggi X possiamo esplorarne l’interno. Possiamo osservare il cuore ma non lo spirito o l’anima.
Il cervello, ma non la mente. La scienza medica ha fatto molto per aiutare il corpo che si ammala. Se i nostri occhi si indeboliscono, noi possiamo mettere occhiali. Se i nostri reni o il nostro cuore si indeboliscono, noi possiamo avere un trapianto. Ma per quanto so, c’è una parte del corpo che non è ancora stata trapiantata: la lingua.