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Esiste una differenza importante fra solitudine e quiete: la solitudine è un sentimento involontario, non desiderato. L'essere solo, la quiete, è invece qualcosa di volontario, una scelta deliberata. Come Gesù "congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare; venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù" (Mt 14,23). Come dovremmo fare noi per essere in intimità col Signore: Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt 6,6). La quiete è positiva.
Invece non lo è quella solitudine che tutti noi abbiamo sperimentato nelle sue varie forme. Quella solitudine dura e triste che spegne la voglia di vivere; quella solitudine che ti fa sentire isolato anche in mezzo alla folla, e che chiude ogni tua decisione nella prigione della paura. E' in questi momenti che tutto ci appare confuso e difficile, al punto da smarrire addirittura la speranza.
Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!» e non soccorri?
Perché mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione?
Ho davanti rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese.
Non ha più forza la legge, nè mai si afferma il diritto.
L'empio infatti raggira il giusto e il giudizio ne esce stravolto.

Tu dagli occhi così puri che non puoi vedere il male
e non puoi guardare l'iniquità, perchè, vedendo i malvagi, taci
mentre l'empio ingoia il giusto?

Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette perchè la si legga speditamente.
E' una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila, perchè certo verrà e non tarderà».
Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto,mentre il giusto vivrà per la sua fede.
Pochi mesi dopo la mia conversione, il Signore mi diede

attraverso una persona carismatica una parola profetica specifica e personale.

Questa parola mi ha accompagnato in tutti questi anni.

Tra le altre cose, Dio mi diceva:

Ti ho scelto fra mille e mille, ti ho chiamato per nome,

non ho disdegnato la tua miseria perchè sono un Dio buono, ricco e misericordioso.

Queste parole mi hanno sempre fatto ricordare la chiamata di Geremia:

«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,prima che tu uscissi alla luce,

ti avevo consacrato;ti ho stabilito profeta delle nazioni». (Ger 1,5).



Bussando alle porte del ParadisoUn'altra parte della profezia da me ricevuta diceva:

Non guardare alla tua carne fragile che grida,

io ho vinto la debolezza della tua carne. Io ti guardo e ti tengo nel mio cuore,

mio figlio tu sei, mia creatura, credilo!
Ritrovare la Luce.
Buongiorno a tutti! Sono un cantautore rock, il mio nome di Battesimo è Marco ma da tempo ho scelto il nome d’arte di Holygold.

Ho avuto la gioia di conoscere Roberto Aita grazie ad un mio carissimo amico, Stefano Mendogni, che tanti anni fa per Natale mi regalò un libro dallo strano titolo, “I 7 sigilli del risveglio”.

All’epoca, di Dio mi interessava ben poco, ero rimasto deluso dalla Chiesa e dalla poca gioia che comunicava. Avevo smesso anche con la “abitudine” della Messa, e preda di una sete spirituale davvero forte mi ero buttato alla ricerca di qualunque cosa fosse in grado di placarla. Mi ero, in particolare, rivolto alla New Age e al Taoismo, con frequenti escursioni nel campo del Reiki. Credevo fermamente nell’Astrologia, studiavo e leggevo i Tarocchi. Ancora inconsapevole della nostra attitudine ad essere “calamite”, attiravo a me tutte le sfortune che credevo di leggere negli astri e nelle carte, e ovviamente questo non faceva che rafforzare in me la convinzione che proprio lì fosse scritta la verità....
In Lui la morte non esiste
Non vado spesso al cimitero. Preferisco ritrovare i miei cari nel mio cuore ovunque io sia. Stamattina però ho deciso di andarci facendo una piccola passeggiata. Piovigginava un poco e c’era una bella luce, di quelle che piacciono tanto a chi è appassionato, come me, di fotografia.

Le poche volte che entro nel campo santo preferisco farlo quando non c’è nessuno, in una situazione più intima, forse oggi ne sentivo il desiderio dopo la confusione e le preghiere tristi di Ognissanti. Entrando mi sono fatto il segno della croce, così come ci hanno sempre insegnato sin da piccoli e subito dopo mi sono addentrato nel labirinto un po’ surreale fatto di piccole edicole lucide: “avrà il marmo con l'angelo che spezza le catene..”, come cantava Francesco Guccini. Percorrendo i viottoli con il classico suono della ghiaia sotto i piedi sono andato anch’io a “visitare” i nonni paterni, i bisnonni, mia mamma.

Un sorriso a tutti, ben sapendo che non sono lì ma che da quel luogo sono comunque passati....
Roberto, ho avuto l’opportunità di conoscerti in occasione di una Messa alla fine della quale tu prendesti la parola con molta efficacia, voglio testimoniare la guarigione ricevuta da mia mamma.
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