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Sentirsi isolati, incompresi, distanti dagli amici, consumati dal vuoto e dalle perdite è un'esperienza inevitabile. La parola "solitudine" (in inglese loneliness) è stata considerata la più triste parola della lingua inglese. Il suo suono evoca tristezza. Esiste una differenza importante fra solitudine e quiete: la solitudine è un sentimento involontario, non desiderato. L'essere solo, la quiete, è qualcosa di volontario, una scelta deliberata e promuove l'ispirazione. " Veglio e sono come il passero solitario sul tetto" (Sal 102:6). Il passero vive in comunità, perché su un tetto? Ha perso il suo compagno? È malato? O è stato espulso dal gruppo?

Si è soli in mezzo alla gente. Si è soli quando si vedono cose che gli altri non vedono (pionieri, innovatori,ecc...) e si è del tutto incompresi.

Nella Bibbia leggiamo di individui soli pur non essendo soli: Giacobbe mentre lotta con Dio; Giuseppe nel pozzo e nella prigione; Mosè nel deserto; Elia sul Monte Carmelo; Giobbe seduto sulle ceneri; Giona nel ventre del pesce; Geremia nel fondo della cisterna.

Lo stesso apostolo delle genti, S.Paolo, fondatore di numerose comunità cristiane attraverso svariate sofferenze (2Cor 11), usato potentemente dal Signore con miracoli e prodigi (2Cor 12,12), scrive così nella sua ultima lettera prima del martirio: Nella mia prima difesa nessuno si è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno abbandonato; ciò non venga loro imputato! (2Tim 4,16)
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;

su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.

Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni. (Sal 23)
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