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La parola greca che traduciamo come pigrizia è accidia, ἀκηδία (a = assenza kedos = di attenzione), il che vuol dire indifferenza o negligenza. La pigrizia si esprime con “non mi importa” e trasmette tristezza anziché gioia o entusiasmo per le cose di Dio. Una sorta di letargo, una noia per la quale sembra di non poter provare alcun interesse, energia, gioia o entusiasmo per i doni spirituali. Le persone pigre possono essere entusiaste di molte cose, ma Dio e la fede non sono tra queste.

Anche a livello sociale ci sono molte manifestazioni di pigrizia. Le due più comuni nel mondo moderno sono il secolarismo e il relativismo. Il secolarismo è una forma di pigrizia perchè abbiamo tempo e passione per tutto ciò che non è Dio. Siamo affascinati da molte cose del mondo, ma annoiati e tristi (ovvero pigri) per le cose che riguardano la vita spirituale. Dov'è la gioia? Dov'è lo zelo? Dov'è la fame di Dio? Il relativismo sostiene l'idea che non esista la verità assoluta e molti di coloro che lo praticano si rallegrano per la loro “tolleranza” e “apertura mentale”. Pensano al proprio relativismo come a una virtù. Spesso, però, il relativismo è semplicemente pigrizia camuffata da tolleranza. E' una via d'uscita facile perchè se non esiste una verità, allora non sono obbligato a cercarla né a basare la mia vita su di essa....
La donna più bella. Inizio sempre i miei incontri invitando le persone presenti a ricordarsi l'un l'altro, a voce alta, di essere persone "stupende e meravigliose". Stupende e meravigliose, quindi...bellissime! Per questo desidero condividere la storia della modella e atleta Turia Pitt.

E’ il 2011 quando Turia partecipa alla maratona di 100 km nelle campagne intorno alla città di Kimberly, in Sudafrica. Qui all’improvviso durante la corsa, lei ed altri 5 concorrenti rimangono intrappolati in un incendio divampato all’interno di una gola rocciosa. Non c’è via di fuga, le fiamme avvolgono il gruppo e l’intervento dei soccorsi riesce ad evitare il peggio.

Le ambulanze sfrecciano in direzione dell’ospedale più vicino dove si cerca di fare il possibile per salvare la vita degli atleti feriti. Dopo un lungo periodo in terapia intensiva Turia si risveglia tra le mura della clinica: la sofferenza fisica si mischia a quella psicologica, ha perso l’uso delle dita nella mano destra, il corpo le procura forti dolori ed il volto è completamente ustionato.

La pelle scurita dalle bruciature ha cancellato quasi completamente i suoi lineamenti, gli 800 giorni in ospedale e gli oltre 100 interventi chirurgici non sono bastati a restituirle quel corpo che fino a poco tempo prima dell’incendio le aveva permesso di sfilare sulle passerelle della moda e di gareggiare come sportiva in numerose competizioni...
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